Questa è la sola fotografia esistente di mio papà mentre non lavora.
Amo questa immagine: vedo mio papà nel pieno del suo vigore, in piena forma come non l'ho veduto né vissuto mai.
Quando sono nato aveva ventitre anni, un lavoro comodo ma tormentato dai continui scioperi, il clima difficile, le contestazioni.
La passione per le maratone venne accantonata in fretta, per un doppio lavoro che consentisse a una giovane famiglia di vivere dignitosamente e crescere e costruire un domani.
Ho pochi ma precisi ricordi della mia infanzia.
Rari momenti preziosi di gioco con mio papà, che terminavano sempre troppo in fretta.
Un papà giovane ma stanco da morire per le 15 16 ore di muratore al giorno, per il tremendo mal di schiena che gli impediva di lanciarmi in alto quante volte avrei- avrebbe voluto.
Questa fotografia è un tesoro di rara bellezza.
Mi commuove in mille modi, accarezzo il vigore del mio papà, mi affanno e a stento reggo il passo della sua falcata sicura.
Il mio grande conforto è tutto nella consapevolezza che il duro lavoro di mio papà è diventato una missione, un profondo amore, una soddisfazione continua e quotidiana che solo la più intima passione può rendere tale.
Non c'è nei suoi occhi il minimo rimpianto, ma una stanchezza lieta e una grande pace che tutto avvolge con il suo disarmante sorriso.
Mi piace carezzare il suo viso.
Forse ora posso mettere queste immagini con più contentezza e speranza di essere compreso nel mio intento.
Si mi piacciono, mi trovo "bello", mi sento bene... ma non è tutto qui.
Questo è anche per mia figlia. Come ogni parola, ogni chiave, ogni simbolo. Ogni corso o attestato o traguardo. Ogni sconfitta, figuraccia, crisi, malinconia.
Mi piace pensare che un giorno mia figlia possa sfogliare le mie fotografie e chissà, scoprire qualcosa di nuovo di me. Qualcosa che non conosceva. Qualcosa che le differenze e le incomprensioni e quei conflitti inevitabili che segnano tutti i grandi amori, in qualche modo pregiudicano e rendono invisibili.
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