sabato 30 giugno 2012

CHI E' DENTRO E' DENTRO

Sono stanco.
Stanco di tutto quello che mi circonda. O forse solo di me. Che poi è uguale.
Stanco di mio papà che ha una sola visione delle cose e non accetta ne esistano altre.
Stanco di me che ho almeno un milione di visioni per la stessa cosa.
Stanco di mio cugino. Che da quando viene a darci una mano e a prendersi la nostra è un inferno.
Stanco di me che non dovrebbe importarmi, che dovrei fregarmene se per la smania di fare un lavoro lascia un campo di battaglia.
Stanco per tutto il mio modo che va a puttane.
La cura e l'attenzione, il rispetto per la casa e le persone che la abitano. Tutto contestato, tutto ritenuto inutile e senza resa, a fronte della velocità. Della presunta concretezza.
Stanco di essere gentile, di dire una volta due volte tre volte le cose.
Stanco di avere la voce sottile e il sorriso e di ricevere l'arroganza dei torti, il silenzio del menefreghismo, il ripetersi degli stessi medesimi gesti come se nulla fosse.
E le facce! Oh cazzo, Dio solo sa quanto sono stanco delle facce. E delle mascherine.
Stanco di farmi insegnare dagli altri, di ricevere suggerimenti sui miei problemi da risolvere.
Stanco di chi è convinto d'aver sconfitto ogni male e si crede di poter venire a risolvere i tuoi.
Potresti cominciare pulendo quello che sporchi! Portando a termine una cosa dall'inizio alla fine. Potresti cominciare portandomi il rispetto che io ti porto.
E i miei problemi non cambierebbero un cazzo! Ma almeno non dovrei buttare ogni settimana dell'attrezzatura...
Stanco.
Stanco di andare sempre e solo in salita.
Stanco delle borse mare e delle infradito degli altri.
Stanco del rumore dell'acqua delle piscine a ogni tuffo. A rompere il silenzio delle due di pomeriggio.
Stanco della pelle che si taglia tra la polvere del cemento e il sudore, e delle abrasioni sull'anima.
Stanco della gente che mi chiama fortunato, e pure di quella che mi dice poverino e poi mi chiede un favore.
Stanco di guardare dritto e davanti quanto mi alzo e riassetto la schiena, perchè il mio davanti è uguale al dietro.


Caronte: io sarò uno scandalo sulla tua barca.
Mentre le altre ombre pregheranno, gemeranno o piangeranno,
E sotto il tuo sguardo da sinistro patriarca
Timide e tristi, sottovoce, supplicheranno,

Io andrò come un’allodola cantando lungo il fiume
E inonderò la tua barca col mio profumo selvaggio,
E illuminerò le onde dell’oscuro ruscello
Come una lanterna azzurra che illumini il cammino.

Per quanto tu non voglia, per quanti sinistri lampi
Mi lancino tuoi occhi, maestri di terrore,
Caronte, io sulla tua barca sarò come uno scandalo.

Ed esausta d’ombra, di coraggio e di freddo,
Quando vorrai lasciarmi sulla riva del fiume
Saranno le tue braccia a depormi come conquista di vandalo.

Pablo Neruda


Caronte infuocato invece si diverte con me.
Io mi illudo che almeno mi consideri, che mi veda come un temibile ostacolo al suo dominio di deserto nelle stade.
Mi strattona come un foglio di carta sottile, mentre io mi sento così pesante...
Temo che nemmeno mi noti, che la sua violenza sia normalità e io del tutto insignificante al suo sguardo che brucia.

Stanco.
Stanco di non essere visto. Per quello che c'è da vedere.

Chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori.




sabato 16 giugno 2012

CINQUE MINUTI in viaggio con Emil

Ore 6.10: Normalmente mentre faccio colazione ho giusto cinque minuti, nei quali mangio e "viaggio", per nutrire il mio cervello prima che si atrofizzi al lavoro, così come la parola.

Vieni con me? Allacciati stretto.

Ore 6.11: "Incontro casuale":

 "È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che voi avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con la pratica di ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli.
Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi; l'oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? È rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene del Commonwealth?
Voi, sporche prostitute, non avete forse sporcato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con i vostri principi immorali e atti malvagi? Siete diventati intollerabilmente odiosi per l'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene!".
Oliver Cromwell, 20 aprile 1653 

Primo pensiero: PASSA IL TEMPO MA CERTE COSE NON CAMBIANO MAI.

Secondo pensiero: BISOGNA CHE TUTTO CAMBI PERCHE' TUTTO RESTI COM'E'.
Ricordo questa frase dai lontanissimi terribili anni della scuola. Poche frasi eterne di autori senza tempo sono tutto quello che mi rimane di un buon lustro sprecato della mia vita. Per questo sono ancor più un tesoro inestimabile.

Ore 6.12 Leggere leggere!Breve incursione e memorizzazione di quello che mi colpisce.

 «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»

"CONTINUEREMO A CREDERCI". ( Arroganti fino in fondo. Eppure la terra ci sta mostrando tutti i giorni cosa davvero siamo...).

Non c'è così tanto tempo, virareeeeeeeeeeeeeee.

Scritto tra la fine del 1954 e il 1957, fu presentato all'inizio agli editori Mondadori e Einaudi, che ne rifiutarono la pubblicazione (il testo fu letto da Elio Vittorini che successivamente sembra si fosse rammaricato dell'errore), avvenuta poi dopo la morte dell'autore da Feltrinelli con la prefazione di Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce. Nel 1959 ricevette il Premio Strega divenendo il primo best-seller italiano con oltre 100.000 copie vendute[1].


Pensiero unico: Fanculo Mondadori Einaudi non le azzeccate sempre è?!
                        Caro Giuseppe Tomasi sei dovuto morire... la gente è sempre in ritardo cazzo.
                      
Pensiero flash: ElioVittorini- Conversazione in Sicilia-Triste da morire, come mi sentivo io.
                      Ricordo ancora il treno per la Sicilia, i topi e... Quel QUIETO NELLA NON SPERANZA.
                      Mi accarezzava come un bimbo quella frase.

Ore 6.14 Il tempo stringe. Non ho le spalle abbastanza larghe questa mattina per curarmi di Vittorini e di me.
               Rientro veloce.
               Ma voglio un motivo da inseguire oggi.


  Nel dialogo con Chevalley, il principe di Salina spiega ampiamente il suo spirito della sicilianità; egli lo spiega con un misto di cinica realtà e rassegnazione. Spiega che i cambiamenti avvenuti nell'isola più volte nel corso della storia, hanno adattato il popolo siciliano ad altri "invasori", senza tuttavia modificare dentro l'essenza e il carattere dei siciliani stessi. Così il presunto miglioramento apportato dal nuovo Regno d'Italia, appare al principe di Salina come un ennesimo mutamento senza contenuti, poiché ciò che non muta è l'orgoglio del siciliano stesso. Egli infatti vuole esprimere l'incoerente adattamento al nuovo, ma nel contempo l'incapacità vera di modificare se stessi, e quindi l'orgoglio innato dei siciliani. In questa chiave egli legge tutte le spinte contrarie all'innovazione, le forme di resistenza mafiosa, la violenza dell'uomo, ma anche quella della natura.


Ore 6.15 SCENDERE! E' TARDI (come esordiva mio papà svegliandomi la mattina).

Tanto il motivo che mi strabiglierà la giornata è preso.

Siamo davvero creature irrimediabili e incapaci di mutare?

lunedì 11 giugno 2012

COLPEVOLE D'OMICIDIO

Questa mattina verso le quattro mi sono svegliato dopo una delle mie solite notti infami.
Dopo ore (o presunte tali) in cui mi difendevo per provare la mia innocenza e scagionarmi dall'accusa di omicidio.
Non sapevo di chi, non sapevo perché ma quello che nel sogno era fin troppo chiaro, era che televisione- media- amici- estranei e famiglia, tutti quanti mi ritenevano colpevole senza margine di dubbio.
Mentre la sola cosa che io sentivo e sapevo era di non avere nulla a che fare con tutta quella storia.
Solo verso le quattro sfinito e sconfitto ho salutato tutti gli accusatori e mi sono liquidato con il pretesto sincero di andare a fare la pipi.
Così mi sono svegliato, o per meglio dire alzato, e ho proceduto senza troppo impegno nello sbrigare i miei bisogni per poi farmi una passeggiata nel vialetto dell'ingresso.
Un po' per scongiurare il ritorno in aula una volta chiusi gli occhi, un po' per gestire e addomesticare il forte disagio di una così profonda immedesimazione.
Ero davvero sconvolto in particolare dall'incapacità di farmi credere e dalla brutale crudeltà con cui mi sentivo attaccato e giudicato.

Quando un messaggio non passa è un tremendo fallimento.
E' come se tutto quello che hai fatto non fosse servito a nulla. Non fosse nemmeno stato fatto.
E per quanto si possa essere forti e dignitosi nel proprio operato, l'incomprensione è una mutilazione.

Non trovavo alcuna ragione per un sogno tanto aggressivo.
Poi a mente lucida ho trovato qualche pezzo che si incastrava senza forzare.
In questi giorni sono stato attaccato.
Una persona che mi conosce appena ha visto le mie fotografie delle gare e mi ha scritto di quanto fossi patetico io e tutto questo ambiente che pensa solo all'estetica e all'apparire.
E poi e poi...
Mi sono talmente MALTRATTATO nel rispondere, che forse ho una lieve speranza di essermi spiegato e aver chiarito almeno con questa persona, almeno fino alla prossima.
Come se non bastasse un paio di giorni dopo un'ironica amica di sempre mi chiama "RE DEI VANITOSI".
Lo ammetto- per quanto ci abbia pensato e ripensato e ripensato- mi ha ferito.
Ho inteso il fare giocoso ma non ho retto, forse troppo scoperto e provato da un lungo periodo di sacrificio e impegno e serietà.
Perché anche se alla fine uno ritiene il tutto una cazzata ridicola, questo è stato! Un enorme sforzo e un impiego di energie fisiche e mentali non comuni per me omino comune.
La punta di vero dolore, l'ago sottile, è stato realizzare che tutto quello che ho messo in questa cosa non è minimamente passato, specie dove avrei tanto voluto. Per poter condividere una mia gioia. Una rarità per chi mi conosce e sa che non so provare nè leggerezza nè gioia nè pace.
Se sceso dal palco, nell'istante successivo mi sono chiesto smarrito: E ADESSO? Forse speravo di allungare di qualcosa il momento attraverso la condivisione. Invece... un bel cazzo!
E la mia coscienza da qualche giorno ancora non mi parla. Vive tra scosse di terremoti e stupore nelle indifferenze.

Quando ero bambino abitavamo in campagna e io giocavo per ore da solo a pallone lanciando la palla contro un muro. Taciturno, fedele, corretto nel passaggio.
Portavo da poco gli occhiali ma non era un problema per nessuno in quel mondo li.
Poi a undici anni i miei genitori si sono comprati casa e ci siamo trasferiti più al centro del piccolo paese.
Ho potuto avvicinarmi all'oratorio, giocare con altri ragazzini per quanto più rumorosi scorretti e crudeli del mio amico muro.
Provai a giocare nella squadra di calcio, ero un'ala sinistra bellina, ma mi toccava togliere gli occhiali e io mi sentivo perduto.
Sentivo mille voci e non capivo bene perché i volti e i tratti non mi arrivavano chiari da distinguere un sorriso da una smorfia.
Se non ero sulla fascia della panchina con l'allenatore a tiro, il panico totale.
Così basta! Restai confinato nel campetto dell'oratorio con i miei occhiali ben saldi, con un paio di cambio lenti l'anno e qualche bestemmia di mio papà, e tante di quelle partite che duravano interi pomeriggi.
Ma tutto qua.

Quando facevo la quinta elementare partecipai ai giochi della gioventù.
La mia maestra era una donna stoica e ci preparò per mesi a questo evento, come per anni e da sola ci preparò in tutte le materie con grande passione e determinazione.
Io correvo gli ottocento metri che all'epoca sembravano davvero un bel po'.
Naturalmente ero il più piccolo di tutti, un puntino bianco.
Pronti-partenza-via.
Restavo nel gruppetto di testa come mi era stato insegnato, tenevo il tempo, respiravo preciso.
Come non mi era stato insegnato, ma come sentivo di poter fare, mi allungai ben prima di quanto opportuno.
Ma a volte le cose funzionano e senza la minima incertezza tagliai il traguardo senza voltarmi e arrivai come ero partito. Semplice e solo.
Avrei dovuto comprendere il mio destino ancora quel giorno, ma ero ragionevolmente piccolo per ignorarlo.
Le batterie che avevano corso erano tre.
Il vincitore e il secondo della prima batteria fecero un tempo migliore del mio aggiudicandosi l'oro e l'argento. E il vincitore della seconda batteria con il terzo miglior tempo si prese il bronzo.
A me una spilla per aver partecipato.
Potremmo discutere ore o un solo minuto sui morti di fame che organizzarono la manifestazione offrendo tre medaglie da due soldi invece che premiare più ragazzini possibile, ma già così funziona...

Tornato dal militare il mio difetto visivo era stabile, così come pensato e sognato da anni, venni operato con il laser potendo liberarmi di quei fedeli amati-odiati occhiali.
Solo una volta tolti, solo una volta esposti gli occhioni assurri in vetrina, mi resi conto di quanto mi avevano tolto.
L'ascesa di popolarità in termini di F... in vari termini, non fu una vera corrispondenza in felicità e rivincita.
Niente affatto! Piuttosto una dolorosa presa di coscienza su me stesso e sulla pochezza delle persone.
Improvvisamente il mio ruolo di eterno amico veniva sdoganato in ben altre direzioni.
Prese e prese eccome, ma sempre e comunque da sconfitto.

A seguire (e inseguire), anni buttati! Come la scuola, come il lavoro buono solo per i soldi e niente altro.
Anni da panchine, da stupidera, da vandalate.
Conservando quel fondo di diversità anche tra i diversi.
Un po' il più buono tra i cattivi. Ma pur sempre un cattivo.

Nel 2001 mi allenavo già da tempo con una squadra di calcio a cinque che partecipava al campionato provinciale a livello agonistico.
Mi invitavano sempre a giocare ma con mille scuse rifiutavo l'impegno, l'adrenalina, il metterci la faccia.
Per paura. Semplicemente e sinceramente per una fottutissima paura.
Nel 2001 scattò qualcosa e accettai. A loro serviva una punta di riserva e a me un'occasione per tagliare i ponti con una vita non mia che prima mi aveva cullato e protetto ma come ogni inganno aveva invece rubato e soffocato e ci provava ancora anche mentre me ne andavo.
Ero l'uomo del secondo tempo (perché non volevo entrare se non come un cambio inosservato) e segnai venti goal in quattordici partite.
Compreso quello dell 1 a 1 nella finale per la vittoria del campionato che perdemmo poi ai rigori.
Mio papà veniva a vedermi di nascosto perchè io non volevo mai nessuno e forse pensava e forse aveva ragione, che mi avrebbe ancora agitato anche se ero esageratamente "adulto" per queste cose.
Ma quello che sembra un racconto finalmente lieto e di rivincita, torna presto sui passi più consoni.
In questa esperienza mi lacerai prima un legamento della caviglia e subito dopo una costosa lesione al retto del quadricipite che ancora oggi ha suoi giorni di gloria.
Mio papà non venne più a vedere nessuna partita.
Nel frattempo avevo incontrato quella che sarebbe diventata mia moglie, inseguivamo il sogno di una casa, la mia famiglia non ebbe mezzi termini nell'opera di logorante persuasione sfociata in minacce per la mia incapacità di comprendere che con la palla per me doveva essere finita.
Andai ancora qualche volta di nascosco, con una giovane moglie disposta a coprirmi pareva possibile.(Le giovani mogli disposte amorevolmente a coprirti hanno vita più breve di un gatto in tangenziale).
Ma la continuità non potevo permettermela così quando giocavo era mezzo aulin prima e mezzo dopo, e quando rientravo a casa strisciavo, mentre la mattina dopo al lavoro piangevo cercando di apparire naturale e disinvolto.
Poi una sera mi spaventai sentendo un rumore un dolore.
Chi fa sport da sempre lo sa, il corpo parla e parla chiaro e non dice bugie.
Fine.
Beh... ogni tanto a giornate lunghe, dopo il lavoro mi fermo all'oratorio dove sono cresciuto e mi faccio "conoscere" da qualche adolescente nuovo nuovo che ne ha bisogno. Ma è tutto in qualche numero, qualche sorriso, qualche gimme five che non passa mai di moda.

Ma che giro ho fatto?
La palesta. I'amore mai abbandonato ma mai compiuto fino in fono.
Ma cazzo... che giro ho fatto?
Quello più lungo forse, quello più lento e onesto e tagliato fine fine per un'arringa come si deve.
Lo chiesi a me stesso tempo fa: Cosa spinge un uomo che si tiene la maglietta per ore anche al mare nei giorni assolati d'agosto, a gareggiare seminudo in una competizione di pose?
Sono stanco di rispondere e non mi serve più farlo.
Ho tentato per amore, per vero amore verso quello che mi muove.
Ma non è passato.
Purtroppo non è minimamente passato.
Posso solo dire peccato.
Le incomprensioni spingono al silenzio.
E il silenzio se hai cose da dire è una morte.
Ma non sono colpevole di omicidio. Non mi renderò feroce carnefice di me stesso.
E non permetterò che quello che mi muove si fermi morendo per la diffidenza e la superficialità rivenduta degli altri.
Certo, dopo e solo dopo aver dato tutto e più di tutto per provarci.

La mia coscienza mi odia e mi ama e resterà comunque al mio fianco, non posso in nessun modo preoccuparmi d'altro.


Giochi della gioventù.
Ma dove sono? Dove sono?
Ah si! Quel puntino bianco nel mezzo.








Arrivo.




Il brutto anatroccolo.










Con i miei genitori. Ma che belli erano qui, lo scopro solo adesso.









La mia classe e la mia super maestra.





Ecco dove giocavo da solo. Là dietro sicuro ad
aspettarmi, il mio amico muro.


Beh il fisico e il costume qui non erano un problema :)

Gara di salto in alto.
Niente di speciale, un terzo o quarto posto.
Ma ero alto 1.20cm e saltavo 1.21cm.
















Via gli occhiali, capelli da lasciar crescere come la consapevolezza.


Cena con alcuni amici bravi e sani.
Presto abbandonati per altri meno sani e meno amici.
E per fortuna che a quei tempi non esisteva nè modo nè abitudine di fare video da sparare in rete!








Le immagini delle mie gare che preferisco e alle quali davvero tengo?




Quelle in cui applaudo di cuore e con sincerità le persone migliori di me.
































Applaudo uomini e situazioni che ogni volta nella vita mi  superano e sconfiggono rendendomi un perdente, ma grazie
alle quali faccio di me un NON VINTO.






domenica 10 giugno 2012

BRAVO ZACCHEO


Luca cap. 19,1-10
Entrato in Gerico, attraversava la città.Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «E' andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

La Bibbia e i vangeli (tutti quanti) mi entusiasmano in modo incontenibile.
(Non mi curo di chi, di quanti- abbiano scritto cosa e perché).
Potrei dire molte cose ma sarebbero tutte già dette e ridette da molte persone ben più credibili e competenti di me.
Però una la dirò, forse la più banale, ma che spero mi sia perdonata per la sincerità infantile che provo.
Resto affascinato da ogni lettura perché non c'è una sola parola, nemmeno la più anonima, che sia posta in modo casuale.
E' un dono prezioso in un tempo in cui la maggior parte delle parole è detta a vuoto a partire dal più innocuo saluto: CIAO PIACERE IO MI CHIAMO...
Piacere di che? Non ti conosco, non lo so mica se sarà un piacere. E' una finta fiducia quella ti porgo.
E il tuo nome? Mai pervenuto. Ero più attento a squadrarti e giudicarti.

Prendiamo come esempio questo breve testo, apparentemente molto semplice.

Questo tizio, Zaccheo, ci viene descritto subito come un uomo basso di statura.
E' giusto per dire o è un dato importante?
Se consideriamo che al tempo l'altezza media di un uomo ebraico era 1.60, quindi una taglia già piccola, questo Zaccheo doveva ragionevolmente essere di piccolezza straordinaria.
Zaccheo era anche un pubblicano.
In termini più agevoli- un gran figlio di puttana da qualunque angolazione lo si guardasse.
I pubblicani riscuotevano tributi dal popolo in favore dei romani.
Come se la cosa non li rendesse abbastanza mal visti, ritenevano anche legittimo trattenere per sè delle quote piuttosto che darsi un gran da fare con traffici e inganni.
Insomma, una figura di grande potere ma certamente priva di un vero rispetto.
Un timore ottenuto con la forza, comprato, corrotto.
Zaccheo in particolare, ritornando al fattore statura, è molto probabile che tentasse di compensare l'inadeguatezza sfruttando al massimo la sua posizione.
Posso immaginare che avrà utilizzato stoffe preziose per i suoi abiti ovviamente confezionati su misura, o ricevuto favori sessuali a pagamento e non per amore.
Dunque... questo piccolo uomo dentro e fuori decide a un certo punto di arrampicarsi su un sicomoro.
Il sicomoro è una pianta diffusa in Africa e Medio Oriente, ma non certo  l'unica.
Però di speciale ha le dimensioni. E' una pianta che raggiunge i venti metri d'altezza e i sei di larghezza.
Direi un albero notevole.
Diamo atto a Zaccheo di avere fegato: un uomo basso, mal visto, che si arrampica tra la folla (emblema stesso dell'ignoranza) sopra un albero tanto imponente è seriamente a rischio figura di merda!
E questo senza addentrarmi nelle ridicole abitudini, regole e convenzioni tipiche di ogni antica cultura e tradizione.
Per esperienza diretta posso assicurare che una persona con qualunque diversità fisica, non desidera altro che passare inosservata.
C'è un'ambizione all'anonimato.
Un'aspirazione incontenibile che mira alla semplice normalità.
Non posso restare indifferente di fronte al modo in cui questo Zaccheo si mette in gioco.
Non posso non domandarmi e adoperarmi per comprendere quale magnifico slancio abbia indotto un uomo comodo, a scomodarsi tanto per cercare altro...
Questo Gesù doveva proprio essere un tipo interessante, di un carisma fuori dal comune e con una dignità tale da non curarsi del brontolio fastidioso della gente.

Uno che ti guarda, che ti distingue, che vede oltre e ti sceglie.

Il giudizio è un bene, è il pregiudizio che ci frega tutti quanti!
Si lo so, sembravano poche semplici righe che si spiegavano da sole.
E per la verità ho preso quello che mi interessava di più.

Le parole non conoscono vincoli di tempo e spazio, sono immortali?
Purtroppo no! Possono essere uccise in molti modi.
Ma il prodigio è che possono risorgere negli occhi di chiunque.

Ps Ah, sarei potuto diventare un ottimo prete. E’ un peccato che non mi piacesse abbastanza la figa...


domenica 3 giugno 2012

TRA TEORIA E PRATICA atto secondo

 Cantiere?
 Cantiere.
Poi qualcuno si stupisce se sono ordinato e mi sforzo di tenere pulito.

Per forza! Non abbiamo spazio per convivere :)
Da sotto solleviamo tramite un argano, tutto quello che ci serve usando cariole apposite con ganci.
Sono lavori pigri e in condizioni molto scomode in cui ci vuole attenzione.

Si possono notare i soliti doverosi ripari di sicurezza.
 Tra teoria e pratica.
  Siamo alle solite :)



Formazione camera da letto (destra)

e bagno (sinistra).



 Prima fase.
 Cercare di raddrizzare i muri.
 Aiutooooooo.
 In alcuni punti ci andavano 12 cm di malta.

Beh lo stereotipo sui muratori che bevono direi che è superato ma aveva le sue fondamenta. 


Mettere i muri a squadro è molto importante, questo consente di lavorare più correttamente.

Quando l'anziano ma lucidissimo dottore-proprietario mi chiedeva ripetutamente se era davvero il caso di sistemarli o non era meglio tenerli così, io gli rispondevo sorridendo cosa avrebbe fatto lui se io fossi stato un malato. Mi avrebbe suggerito la cura giusta per guarire da bravo professionista, o una soluzione pasticciona da ciarlatano? Poi pazienti e clienti fanno quello che credono... 



Veduta panoramica da sopra la scala.

Creazione struttura pareti per suddividere bagno e camera da letto.
 Da qui sto inquadrando la futura camera.
 Dal lato opposto inquadro ora il bagno.

I pannelli in cartongesso verde sono quelli appositi per ambienti come il bagno perché resistono all'acqua e all'umidità.
Questa invece è la parete esterna della camera.
Dovremo aspettare di inserire le scatoline per le prese della corrente e i tubi, prima di chiudere con la parete interna.

Ps
La polvere c'è! E si vede pure :)
Con i gas beton, elementi di costruzione in materiale alleggerito e ignifugo, abbiamo costruito la parete che separa e isola le stanze dal corridoio che accede alla cantina.
Vista dalla porta. Corridoio. A sinistra camera da letto a destra bagno.


Ogni piccola traccia per impianti di elettricista e idraulico, si rivela un'impresa epica quando si lavora su muri di pietra.












DETTAGLIO:

Salendo dalla scala in ferro,


PRIMA...




... E DOPO.

(usare come riferimento il riparo di  metallo e le assi di sponda).




sabato 2 giugno 2012

CAMPIONATO NORD ITALIA

CATEGORIA EASY -4
(ovviamente sotto 1,75 cm)

Sono quel puntino primo a sinistra.
Ormai siete preparati.
Doppio bicipite frontale.
Il ragazzo al mio fianco è il vincitore.
Il signore eccellente sulla sinistra è arrivato terzo, ma era il vincente della settimana prima a Torino.

Addominali e gambe.
Addominali e gambe e principio di morte ahahhaa
Espansione toracica. Sempre a confronto con il meritevole vincitore!
Tricipite.
Vi prego notate la gamba striata!
Grazie :)












5° CLASSIFICATO.
Qualificato al campionato italiano che si terrà fra un mese a Roma, ma a cui non desidero partecipare.
Ho già ripreso ad allenarmi e prepararmi per il prossimo anno.

Sono lieto per questo risultato, lo sono per me per il mio preparatore per chi mi è stato di conforto e ancora di più per chi non lo è stato affatto.
In una settimana, da Torino, sono migliorato tanto potendo fare una bella ricarica di riso che mi era stata impossibile fare prima perché rischiavo di salire troppo di peso e perdere la categoria.
Ho lasciato dietro di me un alteta che mi aveva tenuto giù dal palco, e se consideriamo che il vincente a Torino è arrivato terzo, significa che il livello generale si è alzato e un poco anche il mio.
Questa la cronaca dovuta, ora il cuore.

La prima cosa che ho pensato quando è finito tutto e sono sceso esausto dal palco? E ADESSO?
...


SCAVI fuori e SCAVI dentro

Apriamo le danze?
Scavo a mano.
Piccone e badile.
Cinque ore in due.
Sono uno dei "fortunatissimi" due!

PS
Se qualche brillantone suggerisce l'uso di un escavatore o simili, lascio qui un vaffanculo per sicurezza.
Il numero di tubi e scarichi e cavi e sorprese che passano in una casa come questa sono innumerevoli.
Scavo per rifacimento impianto di riscaldamento
in villa padronale del 1600.
Con impianto precedente datato 1937.

Sembra lungo da morire vero?
Lo è!
Aggiungi didascalia

In prossimità di ogni calorifero nell'abitazione, c'è il collegamento
tra la colonna principale e le varie diramazioni.



Faccio questo lavoro da quasi vent'anni e una delle cose che soffro di più è la sensazione fortissima che sento di un'ostinata e voluta ricerca di umiliazione. Come se non bastasse lavorare duramente ma fosse necessario privarsi di qualunque altra cosa.
Come il tempo di ammirare un fiore, di scambiare una parola, di vivere un'emozione.
VIETATO.
Ma faccio quello che posso per fottermene.
Pur non smettendo di lavorare...


A volte riconosco che dopo delle faticate inumane, specie come questa quando sono anche in piena dieta e con i primi caldi che ti spezzano le gambe, si prova un inspiegabile piacere per essere arrivato a tanto.
Ma dura il tempo di una doccia e di un crollo sul divano.
Dopo aver calottato con sabbia e cemento i tubi per proteggerli, si procede riempiendo e ricoprendo lo scavo.

Quasi quasi sembra che non abbiamo fatto nulla...








 FINE.
 DETTAGLIO:


PRIMA.


DOPO.











Per un muratore standard io sono una deplorevole vergogna!
Francamente ho ben altri problemi.
Non provo alcuna soddisfazione: mi manca in tutto e per tutto quella che ritengo la qualità minima con cui desidero vivere la mia vita.