giovedì 17 maggio 2012

- 2 AL GRAND PRIX ERCOLE FARNESE

ORE 6.00:

MERCOLEI' 9 MAGGIO: PESO 55.9KG
GIOVEDI 10: 55.9KG
VENERDI' 11: 55.9KG
SABATO 12: 55.6KG
DOMENICA 13: 55.6 KG
LUNEDI' 14: 55.4KG
MARTEDI' 15: 55.4KG
MERCOLEDI' 16: 55.00KG
GIOVEDI' 17: 54.3KG

Mercoledi' 16, cioè ieri, è stato il giorno più terribile per la severità della dieta. Mi ha consolato solo il fatto che oggi sarà peggio!

Oggi, giovedì 17, dovrò aggrapparmi con tutte le mie forze al pensiero delle fette biscottate di domani.

Quante palle ci si deve inventare per riuscire a stare al mondo :)

In questi giorni in cui non ho certo perduto troppo tempo a tavola, ho cercato di interrogarmi e rispondere a quale fosse la ragione che mi spingeva a fare tutto questo percorso, questa competizione che non è nelle mie corde e di fatto nei miei interessi.
Più si avvicina il momento più dovrei essere carico, piacermi e compiacermi, incalzare il mio ego.
Mentre mi rendo conto che sono almeno due giorni che non mi guardo nemmeno allo specchio.
Osservo i miei "compagni d'avventura", nei loro comportamenti più attendibili e opportuni al momento.
E mi faccio un respiro lungo, ma pesante.
Loro fanno tutto questo con le ragioni più nitide del mondo! Imporsi come atleti apprezzati e di riflesso come seri preparatori che chiaramente puntano a clientela di livello, gente già predisposta e competitiva, contesti sportivi agonistici, ambienti di risonanza e titoli.
Io invece? A cosa aspiro?
Io credo... io voglio tutti gli altri...
Quelli che non vuole nessuno, quelli che a scuola nel fare le squadre sono scelti per ultimi e perché neccessario.
Voglio i bambini che sfregano le gambe, le ragazze che al mare stanno bardate come in inverno, le persone che credono di non valere niente, di non poter dare niente.
 Voglio le scuole, l'oratorio. Voglio mettere allarme nei genitori, spalancare occhi, costruire possibilità di tolleranza.
Vorrei circondarmi di atleti senza podio né medaglie, ma capaci di conquistare vittorie come camminare con il viso in alto, passeggiare senza fratta in un parco affollato, mangiare qualcosa con serenità e senza colpa. Questa è la mia gente. 
Io sono uno di loro.

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