venerdì 20 aprile 2012

ALLA CORTESE ATTENZIONE DELLA DOTTORESSA D'AMORE

Trascrizione di una mail che ho mandato oggi in pausa pranzo, saltandola per crampi fortissimi e dolori addominali da non riuscire a stare dritto.

Per ragioni di PRIVACY di cui mi sbatto altamente i coglioni, nomi cognomi fatti e accadimenti sono tutti fastidiosamente veri e reali.

Gentile Dottoressa D'amore,
io mi chiamo Emil e sono il  figlio del signor Andreino.
Questa mattina di buon ora mi sono preso una sontuosa strigliata da mio papà per qualcosa che avrei detto alla signora Peloni su di lei, in cui la mettevo in cattiva luce.
Pena alla pena, sentirmi accusare senza il minimo margine di dubbio.
Anzitutto non è mia abitudine parlare male delle persone men che meno di quelle che non conosco e per dirla tutta se avessi da pensare male di lei come di chiunque altro, mi guarderei bene dal riferirne a terzi.
Quando qualcosa o qualcuno non mi piace, prediligo l'approccio diretto e piuttosto sfacciato.
Per questo pago spesso, perché le assicuro che pago, il caro prezzo di un'ambita sincerità in una società che invece si accomoda lieta tra inganni e bugie.
Quando mi è stato chiesto se avevamo avuto problemi, se qualcosa non andava con l'amministratrice, ho risposto con un deciso: "assolutamente no". E riprendendo anzi le parole di mio papà in cui si compiaceva di aver trovato un amministratore serio e scrupoloso che vuole lavorare con tutto in ordine. E che potevano ritenersi fortunati perché in buone mani.
Godo di una memoria purtroppo feroce e ritengo di esprimermi in modo piuttosto chiaro- come si possano reintepretare o fraintendere queste mie parole- francamente non lo so e non è un problema mio.
Io mi faccio un culo come una capanna ogni fottutissimo giorno per cercare di essere quello che sono e non mollare. Spiacente ma non c'è espressione più consona che spieghi meglio come funziona.
Quanto accaduto mi ha terribilmente ferito e amareggiato e ho ritenuto doveroso verso me stesso portarle la mia verità, sperando basti.
Mi creda che se tutti avessero la mia stessa cura e premura per le parole, forse...
Quanto alla signora Peloni, sarò il bimbo obbediente che mio papà reclama. Accogliendo la sua richiesta di tacere e riservandole quello che meritano persone così: un fragoroso silenzio.
Mi dispiace per l'accaduto (non accaduto).
Grazie.
Buon lavoro.



Dalle 13.00 di oggi ho vomitato tre volte.

Ci sono titoli, cognomi, camici o semplici buoni vestiti che danno alla gente, dalla gente, credenziali il più delle volte immeritate.
Io invece, ma come molti altri del resto, sono solo il frutto delle mie azioni e così costruisco o demolisco le mie credibilità.
Questo infondo lo trovo giusto.
Quello che trovo meno giusto è trovarmi ogni giorno a combattere e strapparmi etichette appiccicate  gratuitamente da altri e spesso senza un fondato perché.
Ma alla fine pure questo è fattibile.
Quello che ti spezza davvero è quando sono le persone che ami, che dovrebbero conoscerti, a metterti in dubbio senza alcun dubbio.
Lì si che arriva amara...
E ti senti il bambino non creduto che finge ancora la febbre per saltare il compito in classe a scuola.

Oggi mi sembra impossibile trovare la "morale" che salvi la baracca.
Una cosa l'ho capita però, spaccandomi lo stomaco tutta mattina nell'attesa di poter scrivere e difendermi e nell'impossibilità di farlo.
Sperimentando la privazione del mio più naturale linguaggio fino al punto di avere dolori e nausea e vomito.
Ho compreso cosa rappresenta per me scrivere.
Tutto!


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